domenica 26 giugno 2011

ESCURSIONE AL COLLE DI CERVETTO E CIMA DI CROSA

Valle Varaita: Becetto
Partenza: borgata Ruà (m.1536)
Arrivo: Cima di Crosa (m.2531)
Dislivello: m.995
Difficoltà: facile
Note: itinerario di grande interesse naturalistico e storico per la presenza in quota di un accampamento francese settecentesco.
Cima di Crosa
Dopo tanta pioggia finalmente mercoledì 15 posso partire per la mia gita in valle Varaita, la giornata
é abbastanza bella quando parto per borgata Ruà di Sampeyre (m.1536); quando arrivo é come se avessi fatto un salto in avanti nel tempo passando direttamente dalla primavera all'autunno: cielo coperto e velatura settembrina. A ricordarmi che siamo (o dovremmo essere) nella bella stagione, una natura nel pieno del suo vigore, un segnale indica l'inizio della strada per il colle, m'incammino di fianco ad un prato ricoperto di fiori di ogni genere che nascondono addirittura il verde dell'erba, lo immortalerò al ritorno quando ci sarà sicuramente il sole.


Inizio del percorso per il colle di Cervetto

La "Baita del Lupo
Ben presto il prato lascia il posto ad un bel bosco di pini e betulle fino alla quota di 1800 metri dove la strada esce allo scoperto sui magnifici pascoli che scendono dalle Rocche di Crosa, una bella cartolina, qui si trova la Baita del Lupo, un bel casolare in pietra e legno con vista sul versante opposto della valle; due giovani camosci giocano tranquilli più in alto ai bordi di un bosco di pini fittissimo. Mi colpisce la grande quantità di violette del pensiero, non ne avevo mai viste così tante. A tutto questo manca soltanto il sole che combatte con le nuvole senza averne ragione. Salendo con pendenza costante arrivo ad un bivio (m.2000) dove, prendendo a sinistra si sale alla cappella della Madonna Alpina; é mia intenzione raggiungerla dalla cima di Crosa compiendo un giro ad anello in quota. Dal bivio continuo la mia tranquilla salita fino alla conca finale (Pian di Geuccia) sotto al colle, una bella sorgente, la “Font del Lou”,

la Font del Lup

Colle di Cervetto

 con la sua acqua rompe il silenzio che mi circonda. Ed ecco che finalmente, dopo oltre due ore di cammino, arrivo sul colle di Cervetto (m.2251); punto panoramico che si apre sulla valle Po. Non volendo dilungarmi in lunghe spiegazioni, posso descrivere il panorama con una sola parola: nuvole! Vedo sotto di me il paese di Becetto da dove sono salito e il lago di Tartarea sul versante Po, oltre a questo solo nubi tutto intorno; chi non conosce il territorio non immagina che dietro a questo sipario si nasconde in tutta la sua imponenza il Monviso. E' curioso che il Re di Pietra visibile da ogni angolo delle nostre valli si nasconda proprio oggi che gli sono così vicino. Qualche lingua di neve scende sul versante nord (Po), mi fermo per un spuntino. Anche se il paesaggio é limitato alla mia vista, é lo stesso piacevole quassù

Fortini di Crosa: resti di un accampamento francese del 1744

per la gran pace che si avverte. Dopo un po' di riposo é tempo di ripartire alla volta della cima di Crosa; anche se a volte sembra che il sole debba avere la meglio, non mi faccio troppe illusioni sul tempo che troverò lassù. Ma non importa, anche perché ho una meta intermedia che mi attira in modo particolare. Prendo a salire il sentiero alla mia sinistra (ovest) fino ad aggirare un costone che si apre su una conca, da qui esco dal sentiero per salire sulla cresta dove sono posizionati i fili che delimitano un pascolo; in breve raggiungo i cosiddettii Fortini di Crosa (m.2412): molti resti di muri a secco su tutto il costone, é quello che rimane di un accampamento francese del 1744.

Nel 1744 si combatté una guerra tra gli eserciti francese e spagnolo contro i Piemontesi alleati con gli austriaci: la guerra di successione austriaca che vide le alpi cuneesi teatro principale degli scontri. Una guerra ormai dimenticata nel tempo ma che ha lasciato il segno della sua importanza nella toponomastica del nostro territorio: la Testa degli Spagnuoli, il vallone degli Spagnoli (valle Stura), colletto della Battagliola (valle Varaita) ricordano episodi di questa guerra; da molti colli l'esercito franco-spagnolo scese per un inutile assedio di Cuneo. Il colle Fauniera in realtà si chiama “dei morti” proprio a ricordo di una dura battaglia di questa guerra e per questo dovrebbe mantenere il suo vero nome; non capisco perché cambiarlo quando ci sono altri “morti” nella toponomastica dei nostri monti . La storia non va cancellata.

Per la prima volta posso vedere qualcosa di tangibile di quel periodo storico, un grande accampamento di cui rimangono solamente i ruderi dei muretti a secco perimetrali. Il tempo così autunnale crea un'atmosfera magica, mi aggiro a lungo tra queste che per me non sono semplici pietre e scatto mille foto.
Croce e pilone sulla Cima di Crosa
Questa tappa vale la gita ma devo ancora raggiungere la cima per cui ridisceso al sentiero, proseguo fino a quando si biforca. Per la cima si deve seguire il ramo di destra ma io decido di salire direttamente sul costone ripido tanto la direzione é evidente. Ed ecco la Cima di Crosa (m.2531), una croce metallica e un bel pilone in pietra; in una cassetta trovo il quaderno delle firme ormai pieno, avvolto in una borsa consumata per cui decido di lasciare il quadernetto ancora nuovo che porto sempre con me, in una borsa nuova così gli escursionisti avranno altro spazio per lasciare le loro impressioni e il CAI ritirerà il vecchio quaderno. Naturalmente scrivo anch'io qualcosa.
Versante Varaita: Becetto

Versante Po: il lago Tartaira

Lunga pausa in vetta con il solito panorama limitato dalle nubi che hanno definitivamente vinto la gara con il sole. Rinuncio anche alla discesa alla cappelletta perché minaccia pioggia ma scendo soddisfatto. Durante il ritorno mi soffermo nuovamente ad osservare il fitto bosco con le sue molteplici tonalità di verde e, una volta arrivato al prato alla partenza del sentiero, faccio le foto che avevo rimandato nella speranza di una luce migliore.
Per me appassionato di storia questa escursione é stata molto appagante perché mi ha portato un po' più indietro nel tempo sulle tracce di passati eventi ormai dimenticati sui quali varrebbe la pena saperne di più.









Bibliografia: -Michelangelo Bruno- Valichi di Provenza - Gribaudo-Coumboscuro Centre Prouvençal

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